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Trento, 25 luglio 2006
WRESTLING, BERASI CRITICA: «MODA DA CONTRASTARE»
L’assessore: non è sport. Perplessità per lo spettacolo del 19 agosto.
dal Corriere del Trentino di martedì 25 luglio 2006

L’arrivo del wrestling a Trento il 19 agosto al PalaTrento suscita forti perplessità negli esperti e nelle istituzioni. A suscitare tali reazioni è l’impatto sui pubblico più giovane che potrebbe avere la violenza, seppur finta, che caratterizza lo show. Decisamente contraria allo spettacolo Iva Berasi, assessore provinciale con delega allo sport, che lo definisce come «un’americanata». Più cauto lo psicoterapeuta Renzo Luca Carrozzini, che punta l’attenzione sulla violenza mostrata dalla televisione. Mette invece l’accento sulla natura divertente e spettacolare dello show Fausto Bonfanti, del Centro servizi Santa Chiara, che collabora con gli organizzatori. Ma poi si difende: «Quando mi hanno chiesto di collaborare ho posto come condizione che venisse chiarito ai bambini il fatto che si tratta di una messinscena da non imitare»

LE CRITICHE
«Il wrestling è un’americanata che mostra una violenza finta che i bambini non riescono a riconoscere. E spiegare loro che si tratta di finzione è un’idea senza senso: non è un approccio che funziona su un bambino». È dura l’assessora Berasi nei confronti di un fenomeno che sta prendendo piede anche in Italia: «Non sono bacchettona, ma qualche volta sarebbe bene contrastare le mode che arrivano da fuori». Berasi non si mostra ostile verso chi sale sul ring: «Condivido il fatto che siano atleti, che abbiano una preparazione fisica che consenta loro di fare le mosse che fanno. Ma di una cosa si può dire se sia sport o no, e il wrestling non lo è di sicuro».

I potenziali effetti sui bambini preoccupano anche lo psicoterapeuta Carrozzini. «So che alcune insegnanti delle scuole materne trentine — racconta — hanno sconsigliato ai genitori di far vedere il wrestling in televisione ai figli. Avevano visto che questi bambini, imitando i loro idoli, colpivano i compagni». Carrozzini allarga il discorso a quello generale dell’aggressività nei più piccoli:

«Si tratta di un fenomeno che va monitorato. Il bambino è sempre più esposto a programmi ad alto contenuto di violenza, come alcuni cartoni animati o appunto il wrestling. Il problema è che non è in condizione di scaricare l’aggressività, come una volta avveniva giocando con gli altri bambini nei cortili o negli oratori». La solitudine e la televisione non sono sempre buone compagne». Mancano sempre di più — continua — i giochi attivi che erano molto diffusi fino a poco tempo fa. Mi riferisco a cose come il nascondino, il calcetto, il ping pong». La mancanza di questa valvola di sfogo nei più giovani avrebbe effetti più gravi: «Non mi stupisco se al giorno d’oggi si formano gang di teppistelli. Viviamo in una società violenta e questo è il risultato», chiude lo psicoterapeuta.

Malgrado la violenza, vera o presunta, che lo caratterizza, il wrestling va visto anche come un fenomeno curioso.

LO SPETTACOLO
«Queste esibizioni assomigliano molto ad eventi come i concerti. Non è un caso che in Italia l’agenzia che li organizza sia la stessa che lavora per il gruppo musicale dei Negrita», commenta Bonfanti, incaricato della promozione della serata del 19 agosto al PalaTrento. «Il wrestling — continua — è un settore in crescita. Gli eventi vanno visti come spettacoli animati da veri e propri ‘fumetti in carne e ossa’. Tra atleti, massaggiatori, hostess e presentatori lo staff è composto da circa 40 persone. Come in un concerto».

 

  Iva Berasi

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